Da Dove Nasce Lo Spreco Alimentare?
Durante la coltivazione e il raccolto.
Le perdite alimentari che si verificano in questa fase sono riconducibili in prima analisi a fattori climatici e ambientali, alla diffusione di malattie e alla presenza di parassiti. Ovviamente, le perdite dovute a questi fattori variano in base alle diverse tipologie di colture, alla stagionalità e alle differenti aree produttive. Inoltre, gli eventi climatici avversi fanno aumentare la perdita di una parte delle coltivazioni ancora prima della loro raccolta. In questa fase si determinano notevoli differenze tra Paesi sviluppati e Paesi in via di sviluppo. Infatti, diverse tecniche di preparazione del terreno, semina (semi selezionati, semi conciati, tempo della semina ecc.) e coltivazione (uso sapiente di acqua, fertilizzanti e pesticidi) determinano rese completamente differenti, che rappresentano la prima causa di perdite. Ad esempio, spesso molti campi vengono abbandonati perché non ha piovuto a sufficienza e i coltivatori non dispongono delle attrezzature per irrigare. L’uso corretto delle pratiche agronomiche ancor prima della raccolta e dell’immagazzinaggio consente di evitare che cresca il livello di perdite subite.
Anche durante le fasi di raccolta, trattamento e immagazzinamento si riscontrano significative differenze tra Paesi in via di sviluppo e Paesi sviluppati.
Nei Paesi in via di sviluppo, infatti, le perdite sono soprattutto il risultato di:
- un’agricoltura praticata con un intenso lavoro e su una scala ridotta, che è spesso poco efficiente;
- competenze tecniche, finanziarie e manageriali limitate;
- raccolti prematuri dovuti alla necessità urgente di cibo o di realizzare i relativi proventi economici;
- pratiche di raccolto spesso inefficienti e arretrate;
- inadeguate dotazioni infrastrutturali e carente disponibilità di mezzi di trasporto;
- utilizzo di tecniche per il controllo di infestazioni di insetti (pesticidi);
- assenza di un’organizzazione logistica efficiente;
Nei Paesi sviluppati, ma talvolta anche in quelli in via di sviluppo, sono rilevanti le motivazioni di carattere regolamentare ed economico. Pertanto può accadere che gli agricoltori “lascino sul campo” o decidano di destinare all’alimentazione animale le coltivazioni originariamente finalizzate al consumo umano quando:
- l’offerta è superiore alla domanda;
- non vengono rispettati gli standard qualitativi per il consumo umano, imposti dalla normativa nazionale e internazionale o definiti dai distributori (tendenzialmente dalla grande distribuzione);
- non sono soddisfatti i requisiti estetici (inerenti la forma e la dimensione dei prodotti agricoli) richiesti dalla clientela.
Prima trasformazione agricola e trasformazione industriale
Nelle fase di prima trasformazione del prodotto agricolo e dei semilavorati, le cause che determinano gli sprechi sono individuabili principalmente in malfunzionamenti tecnici inefficienze nei processi produttivi, che provocano perdite dal punto di vista quantitativo e danneggiamenti degli alimenti che per questo vengono scartati. Questo si verifica soprattutto nei Paesi in via di sviluppo, dove la dotazione tecnologica spesso è insufficiente e non sempre in grado di garantire la corretta conservazione dei prodotti alimentari ,soprattutto i prodotti freschi, ma in parte anche nei Paesi sviluppati. In particolare, errori durante le procedure di trasformazione alimentare causano difetti in termini di peso, forma o confezionamento del prodotto. Nonostante questi difetti non influiscano sulla sicurezza o sul valore nutrizionale dei prodotti, questi vengono scartati.
Le perdite alimentari che si verificano in questa fase sono riconducibili in prima analisi a fattori climatici e ambientali, alla diffusione di malattie e alla presenza di parassiti. Ovviamente, le perdite dovute a questi fattori variano in base alle diverse tipologie di colture, alla stagionalità e alle differenti aree produttive. Inoltre, gli eventi climatici avversi fanno aumentare la perdita di una parte delle coltivazioni ancora prima della loro raccolta. In questa fase si determinano notevoli differenze tra Paesi sviluppati e Paesi in via di sviluppo. Infatti, diverse tecniche di preparazione del terreno, semina (semi selezionati, semi conciati, tempo della semina ecc.) e coltivazione (uso sapiente di acqua, fertilizzanti e pesticidi) determinano rese completamente differenti, che rappresentano la prima causa di perdite. Ad esempio, spesso molti campi vengono abbandonati perché non ha piovuto a sufficienza e i coltivatori non dispongono delle attrezzature per irrigare. L’uso corretto delle pratiche agronomiche ancor prima della raccolta e dell’immagazzinaggio consente di evitare che cresca il livello di perdite subite.
Anche durante le fasi di raccolta, trattamento e immagazzinamento si riscontrano significative differenze tra Paesi in via di sviluppo e Paesi sviluppati.
Nei Paesi in via di sviluppo, infatti, le perdite sono soprattutto il risultato di:
- un’agricoltura praticata con un intenso lavoro e su una scala ridotta, che è spesso poco efficiente;
- competenze tecniche, finanziarie e manageriali limitate;
- raccolti prematuri dovuti alla necessità urgente di cibo o di realizzare i relativi proventi economici;
- pratiche di raccolto spesso inefficienti e arretrate;
- inadeguate dotazioni infrastrutturali e carente disponibilità di mezzi di trasporto;
- utilizzo di tecniche per il controllo di infestazioni di insetti (pesticidi);
- assenza di un’organizzazione logistica efficiente;
Nei Paesi sviluppati, ma talvolta anche in quelli in via di sviluppo, sono rilevanti le motivazioni di carattere regolamentare ed economico. Pertanto può accadere che gli agricoltori “lascino sul campo” o decidano di destinare all’alimentazione animale le coltivazioni originariamente finalizzate al consumo umano quando:
- l’offerta è superiore alla domanda;
- non vengono rispettati gli standard qualitativi per il consumo umano, imposti dalla normativa nazionale e internazionale o definiti dai distributori (tendenzialmente dalla grande distribuzione);
- non sono soddisfatti i requisiti estetici (inerenti la forma e la dimensione dei prodotti agricoli) richiesti dalla clientela.
Prima trasformazione agricola e trasformazione industriale
Nelle fase di prima trasformazione del prodotto agricolo e dei semilavorati, le cause che determinano gli sprechi sono individuabili principalmente in malfunzionamenti tecnici inefficienze nei processi produttivi, che provocano perdite dal punto di vista quantitativo e danneggiamenti degli alimenti che per questo vengono scartati. Questo si verifica soprattutto nei Paesi in via di sviluppo, dove la dotazione tecnologica spesso è insufficiente e non sempre in grado di garantire la corretta conservazione dei prodotti alimentari ,soprattutto i prodotti freschi, ma in parte anche nei Paesi sviluppati. In particolare, errori durante le procedure di trasformazione alimentare causano difetti in termini di peso, forma o confezionamento del prodotto. Nonostante questi difetti non influiscano sulla sicurezza o sul valore nutrizionale dei prodotti, questi vengono scartati.
Distribuzione e vendita
In questa fase gli sprechi sono soprattutto la conseguenza di ordinazioni inappropriate e previsioni errate della domanda di prodotti alimentari, che determinano ingenti quantitativi di merce invenduta entro la scadenza di consumo e/o entro il naturale deperimento.
Nei paesi industrializzati, cause alla base dello spreco alimentare in questa fase sono:
- i limiti della tecnologia impiegata per la conservazione dei prodotti, in particolare quelli freschi ;
- i danni riportati sul prodotto e sul packaging degli alimenti in fase di trasporto e stoccaggio, che li rendono non conformi alla vendita;
- la scarsa formazione professionale degli addetti alle vendite;
- le campagne di ritiro di alcuni prodotti dal commercio, conseguenti alla verifica della non corrispondenza a determinati livelli qualitativi e di sicurezza;
- gli accordi contrattuali tra fornitori e distributori ;
- gli standard di vendita che fanno sì che problematiche di ordine estetico e difetti del packaging determinino l’esclusione dalla vendita di un prodotto alimentare;
- le strategie di marketing, come le opzioni 2x1 (prendi due paghi uno) o 3x2 (prendi tre paghi due), finalizzate a promuovere la vendita di prodotti prossimi alla scadenza di consumo e a risolvere problematiche di eccessivo stoccaggio, ma che determinano lo spostamento del rischio di spreco dalla distribuzione al consumo finale.
Nei Paesi in via di sviluppo invece le cause di spreco si caratterizzano per la totale assenza o la completa inefficienza della distribuzione all' ingrosso.
Gli sprechi sono riconducibili alle caratteristiche dei mercati: piccoli, affollati, con scarse condizioni igieniche e con apparecchiature di raffreddamento e conservazione del cibo inefficaci.
Consumo domestico e ristorazione
Generalmente, gli sprechi nell’ultimo stadio della filiera agroalimentare nei Paesi in via di sviluppo sono più contenuti. La scarsa disponibilità di reddito delle famiglie rende, infatti, inaccettabile lo spreco del cibo. Inoltre in questi Paesi la distribuzione avviene principalmente in piccoli mercati locali che se da una parte favoriscono acquisti più frequenti, dall’altra hanno spesso condizioni igienico-sanitarie inadeguate.
La situazione nei Paesi industrializzati è diversa: in questi, infatti, lo spreco è ingente, sia in casa che nell’ambito della ristorazione.
I risultati di una ricerca svolta in Gran Bretagna (WRAP, 2008) individuano le due principali cause degli sprechi domestici evitabili:
1) viene cucinato, preparato e servito troppo cibo e vengono così prodotti i cosiddetti “avanzi”, tra cui rientrano anche gli alimenti che vengono “danneggiati” durante la cottura (ad esempio, cibo bruciato).
2) gli alimenti non vengono consumati in tempo: cibo e bevande vengono “gettati via” perché hanno superato la data di scadenza indicata sulla confezione o se sono deperiti o non sembrano essere più commestibili.
Più nel dettaglio, le cause dello spreco domestico sono:
- l’interpretazione data a quanto scritto sull’etichetta degli alimenti: infatti, risulta particolarmente complicato cogliere la differenza di significato tra le diciture “da consumarsi preferibilmente entro” (riconducibile a valutazioni inerenti la qualità dell’alimento) e “da consumarsi entro” (riconducibile alla sicurezza dell’alimento)15, cosa che influisce sulle scelte di acquisto. A tal riguardo, si riscontra la tendenza dei consumatori a selezionare in fase di acquisto i prodotti alimentari con maggior vita residua. Ciò concorre all’incremento di merce invenduta e, di conseguenza, allo spreco di cibo che altrimenti sarebbe stato perfettamente commestibile:
- scarsa o errata pianificazione degli acquisti, che a volte induce ad acquistare eccessivi quantitativi di alimenti per cogliere offerte promozionali.
-inadeguata conservazione del cibo e scarsa attenzione alle indicazioni riportate sulle etichette. In ogni caso, le condizioni di conservazione variano a seconda del clima e della temperatura casalinga.
- confezionamento e impiego inadeguati di materiali per la conservazione non conformi, e che influenzano il sano mantenimento del cibo e ne riducono la durata di consumo.
- conoscenza limitata dei metodi per consumare in modo più efficiente e ridurre gli sprechi (ad esempio, come utilizzare in modo alternativo gli avanzi dei pasti o come creare piatti con gli ingredienti disponibili).
- scarsa consapevolezza dell’entità degli sprechi che ognuno produce e del loro impatto economico e ambientale.
Infine, i fattori che determinano la variabilità nel quantitativo di spreco generato a livellodomestico sono:
- la dimensione e la composizione di una famiglia (gli adulti sprecano in termini assoluti di più dei bambini, le famiglie più numerose sprecano minori quantitativi a persona rispetto alle famiglie più piccole);
- il reddito familiare (gli sprechi alimentari sono minori nelle famiglie a basso reddito);
- la cultura di origine (ad esempio, negli Stati Uniti le famiglie di origine ispanica sprecano il 25% in meno rispetto alle famiglie non ispaniche);
- la stagionalità dei prodotti (in estate si spreca di più rispetto alle altre stagioni dell’anno);
- il sesso (le donne sprecano in media di più degli uomini)
Per quanto riguarda gli sprechi che si generano nel settore della ristorazione (come hotel, ristoranti e mense), le cause dello spreco sono più o meno le stesse, ma hanno effetti ancora più rilevanti:
- l’eccessiva dimensione delle porzioni di cibo servito che in parte viene lasciato nel piatto;
- la difficile pianificazione degli acquisti alimentari, che si complica ulteriormente nel caso del servizio a buffet (che usualmente comportano la preparazione di un maggior quantitativo di cibo rispetto a quello necessario);
- la scarsa diffusione delle pratiche che consentono ai clienti di portare a casa gli “avanzi”del proprio pasto
In questa fase gli sprechi sono soprattutto la conseguenza di ordinazioni inappropriate e previsioni errate della domanda di prodotti alimentari, che determinano ingenti quantitativi di merce invenduta entro la scadenza di consumo e/o entro il naturale deperimento.
Nei paesi industrializzati, cause alla base dello spreco alimentare in questa fase sono:
- i limiti della tecnologia impiegata per la conservazione dei prodotti, in particolare quelli freschi ;
- i danni riportati sul prodotto e sul packaging degli alimenti in fase di trasporto e stoccaggio, che li rendono non conformi alla vendita;
- la scarsa formazione professionale degli addetti alle vendite;
- le campagne di ritiro di alcuni prodotti dal commercio, conseguenti alla verifica della non corrispondenza a determinati livelli qualitativi e di sicurezza;
- gli accordi contrattuali tra fornitori e distributori ;
- gli standard di vendita che fanno sì che problematiche di ordine estetico e difetti del packaging determinino l’esclusione dalla vendita di un prodotto alimentare;
- le strategie di marketing, come le opzioni 2x1 (prendi due paghi uno) o 3x2 (prendi tre paghi due), finalizzate a promuovere la vendita di prodotti prossimi alla scadenza di consumo e a risolvere problematiche di eccessivo stoccaggio, ma che determinano lo spostamento del rischio di spreco dalla distribuzione al consumo finale.
Nei Paesi in via di sviluppo invece le cause di spreco si caratterizzano per la totale assenza o la completa inefficienza della distribuzione all' ingrosso.
Gli sprechi sono riconducibili alle caratteristiche dei mercati: piccoli, affollati, con scarse condizioni igieniche e con apparecchiature di raffreddamento e conservazione del cibo inefficaci.
Consumo domestico e ristorazione
Generalmente, gli sprechi nell’ultimo stadio della filiera agroalimentare nei Paesi in via di sviluppo sono più contenuti. La scarsa disponibilità di reddito delle famiglie rende, infatti, inaccettabile lo spreco del cibo. Inoltre in questi Paesi la distribuzione avviene principalmente in piccoli mercati locali che se da una parte favoriscono acquisti più frequenti, dall’altra hanno spesso condizioni igienico-sanitarie inadeguate.
La situazione nei Paesi industrializzati è diversa: in questi, infatti, lo spreco è ingente, sia in casa che nell’ambito della ristorazione.
I risultati di una ricerca svolta in Gran Bretagna (WRAP, 2008) individuano le due principali cause degli sprechi domestici evitabili:
1) viene cucinato, preparato e servito troppo cibo e vengono così prodotti i cosiddetti “avanzi”, tra cui rientrano anche gli alimenti che vengono “danneggiati” durante la cottura (ad esempio, cibo bruciato).
2) gli alimenti non vengono consumati in tempo: cibo e bevande vengono “gettati via” perché hanno superato la data di scadenza indicata sulla confezione o se sono deperiti o non sembrano essere più commestibili.
Più nel dettaglio, le cause dello spreco domestico sono:
- l’interpretazione data a quanto scritto sull’etichetta degli alimenti: infatti, risulta particolarmente complicato cogliere la differenza di significato tra le diciture “da consumarsi preferibilmente entro” (riconducibile a valutazioni inerenti la qualità dell’alimento) e “da consumarsi entro” (riconducibile alla sicurezza dell’alimento)15, cosa che influisce sulle scelte di acquisto. A tal riguardo, si riscontra la tendenza dei consumatori a selezionare in fase di acquisto i prodotti alimentari con maggior vita residua. Ciò concorre all’incremento di merce invenduta e, di conseguenza, allo spreco di cibo che altrimenti sarebbe stato perfettamente commestibile:
- scarsa o errata pianificazione degli acquisti, che a volte induce ad acquistare eccessivi quantitativi di alimenti per cogliere offerte promozionali.
-inadeguata conservazione del cibo e scarsa attenzione alle indicazioni riportate sulle etichette. In ogni caso, le condizioni di conservazione variano a seconda del clima e della temperatura casalinga.
- confezionamento e impiego inadeguati di materiali per la conservazione non conformi, e che influenzano il sano mantenimento del cibo e ne riducono la durata di consumo.
- conoscenza limitata dei metodi per consumare in modo più efficiente e ridurre gli sprechi (ad esempio, come utilizzare in modo alternativo gli avanzi dei pasti o come creare piatti con gli ingredienti disponibili).
- scarsa consapevolezza dell’entità degli sprechi che ognuno produce e del loro impatto economico e ambientale.
Infine, i fattori che determinano la variabilità nel quantitativo di spreco generato a livellodomestico sono:
- la dimensione e la composizione di una famiglia (gli adulti sprecano in termini assoluti di più dei bambini, le famiglie più numerose sprecano minori quantitativi a persona rispetto alle famiglie più piccole);
- il reddito familiare (gli sprechi alimentari sono minori nelle famiglie a basso reddito);
- la cultura di origine (ad esempio, negli Stati Uniti le famiglie di origine ispanica sprecano il 25% in meno rispetto alle famiglie non ispaniche);
- la stagionalità dei prodotti (in estate si spreca di più rispetto alle altre stagioni dell’anno);
- il sesso (le donne sprecano in media di più degli uomini)
Per quanto riguarda gli sprechi che si generano nel settore della ristorazione (come hotel, ristoranti e mense), le cause dello spreco sono più o meno le stesse, ma hanno effetti ancora più rilevanti:
- l’eccessiva dimensione delle porzioni di cibo servito che in parte viene lasciato nel piatto;
- la difficile pianificazione degli acquisti alimentari, che si complica ulteriormente nel caso del servizio a buffet (che usualmente comportano la preparazione di un maggior quantitativo di cibo rispetto a quello necessario);
- la scarsa diffusione delle pratiche che consentono ai clienti di portare a casa gli “avanzi”del proprio pasto